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Storia del 21° secolo, volumi I e II:
illeggibili

 

di Paolo Attivissimo
www.attivissimo.net

(Link originale PDF)

Relazione preparata per il convegno "Futurnet - Sulle tracce del futuro", Roma, 4 dicembre 2003, con successivi aggiornamenti.© 2003-2004 Paolo Attivissimo. Documento liberamente distribuibile purche' intatto.

Abstract


Non abbiamo mai generato, nel corso della storia, tanta cultura quanta ne generiamo adesso. Ma quasi tutta e' in formati digitali che saranno illeggibili tra qualche decennio. Viene presentata un'analisi di come tecnologia e leggi attuali stanno paradossalmente rendendo impossibile garantire la trasmissione della nostra eredita' culturale a chi verra' dopo di noi e persino gia' adesso ai nostri figli. Un CD marcisce dopo vent'anni. Le pagine Web hanno una vita media di cento giorni. Viene gia' venduta musica con data di scadenza incorporata. Le attuali leggi antipirateria e sul copyright non ostacolano la pirateria ma impediscono la legittima conservazione storica, a livello istituzionale quanto personale.Il confronto impietoso fra le tecnologie del passato e la rapidissima obsolescenza di quelle attuali impone una riflessione sulle decisioni da prendere per evitare che l'archivio storico del ventunesimo secolo sia, in gran parte, una catasta di bit illeggibili.


Non abbiamo mai generato, nel corso della storia, tanta cultura quanta ne generiamo adesso. Letteratura, cinema, televisione, fotografia, arte grafica, musica. La tecnologia offre a un numero senza precedenti di cittadini accesso alle parole, alle immagini e ai suoni del passato e dei nostri tempi (anche se, ovviamente, finisce che tutti guardano lo stesso video a MTV). Permette, mai come in passato, al semplice cittadino di partecipare alla creazione della cultura e di disseminarla; un privilegio prima riservato ai dotti, ai ricchi e ai potenti. E' fantastico.

In teoria, questo boom tecnologico dovrebbe permetterci di lasciare ai nostri discendenti un patrimonio culturale ricco come non mai. In realta', questa tecnologia sta rendendo impossibile garantire la trasmissione della nostra eredita' culturale a chi verra' dopo di noi e persino gia' adesso ai nostri figli.


Se non agiamo subito, rischiamo che la cultura del ventunesimo secolo -- le nostre vite, i nostri ricordi, le nostre passioni -- semplicemente non sia raccontabile. Non perche' cancellata, ma perche' illeggibile, sepolta in archivi marciti o di cui nessuno piu' ha le chiavi. Questo accadra' -- anzi no, sta gia' accadendo -- a causa di una tragica combinazione di tecnologia e leggi. Le stesse leggi e la stessa tecnologia create per stimolare, salvaguardare e tramandare la cultura la stanno in realta' soffocando. Ecco come.


Tecnologia

Primo problema: l'effimero tecnologico

Siamo abituati a pensare alla tecnologia moderna, specialmente quella digitale, come ad una garanzia di eternita'. Una volta portata nel regno elettronico, la nostra cultura -- si dice -- e' protetta per sempre contro il deterioramento e l'invecchiamento. Un bit e' un bit e sara' sempre un bit anche tra diecimila anni.Le vecchie "tecnologie" -- se vogliamo chiamarle cosi' -- non possono competere con la purezza del digitale. La carta si disintegra, le foto sbiadiscono, le pellicole si sbriciolano, i nastri magnetici si sfaldano, il vinile si deforma piano piano (e' un liquido superraffreddato). Il bit e' eterno.Questa e' la teoria ripetuta ossessivamente, al punto di diventare un luogo comune. Comperate un CD per sostituire il vecchio disco di vinile perche' credete di procurarvi un supporto piu' durevole e inalterabile. Purtroppo la pratica dimostra che e' vero il contrario.

Nella realta', finora i documenti dell'era low-tech si sono dimostrati di gran lunga piu' duraturi di quelli moderni.

Non solo piu' duraturi, ma anche piu' facilmente tramandabili, perche' i "dispositivi di lettura" necessari per consultarli sono agevolmente disponibili o ricreabili all'occorrenza -- e spesso non servono affatto.

La ragione di questo apparente controsenso e' che il bit e' si' eterno, ma non lo sono il suo supporto e soprattutto i dispositivi necessari per consultarlo.Vi chiedo di fare un piccolo esperimento mentale. Se doveste preparare un messaggio per i vostri pronipoti, in modo che possano sicuramente fruirne fra diciamo cinquant'anni, che sistema usereste? Una videocassetta? Un DVD? Un file MP3? Una pagina Web? Oppure.... una busta con dentro un biglietto scritto a mano? Eh gia'. Ora il controsenso comincia ad avere senso, vero? Permettetemi di raccontare qualche episodio a dimostrazione di quanto il problema sia gia' attualissimo.

Il Domesday Book

Il Domesday Book e' il primo catasto in Europa, fatto compilare da Guglielmo il Conquistatore per censire in dettaglio le proprie terre in Inghilterra a scopo fiscale, nel 1086, come dicono i cronisti dell'epoca, "fino all'ultimo maiale". Un monumento alla burocrazia di 913 pagine, due milioni di parole in latino a censire oltre 13000 localita' dell'Inghilterra e del Galles.(i)


Nel 1983, la BBC e il governo britannico pensarono di celebrare il novecentenario del Domesday Book creandone una versione multimediale, hi-tech, che fotografasse l'Inghilterra del tempo. Un'opera notevole, con mappe interattive, filmati, dati del censimento, descrizione di 24000 localita',(ii) basato su due videodischi e i primi microcomputer dell'epoca.


Nemmeno quindici anni dopo, il "moderno" Domesday Book era gia' illeggibile: i particolari lettori di videodischi e i microcomputer necessari per consultarlo non esistevano piu'. Di recente e' stato recuperato e trasferito in extremis ai computer odierni soltanto grazie all'eroico lavoro di un gruppo di ricercatori (ironicamente partendo in gran parte dai dati analogici originali, non da quelli digitali). Tuttavia rimane praticamente inaccessibile al grande pubblico, non per ragioni tecniche, ma per motivi di copyright.(iii) Il Domesday Book originale, quello a bassa tecnologia, e' ancora perfettamente leggibile dopo quasi mille anni, e senza alcun requisito hardware (basta conoscere il latino, le cui "specifiche tecniche" sono ben documentate). E non ha restrizioni di diritti d'autore, per cui e' liberamente consultabile e duplicabile per i posteri.


Il censimento USA


L'effimero tecnologico e' gia' tra noi da tempo. Poco piu' di quarant'anni fa, nel 1960, gli Stati Uniti realizzarono il censimento memorizzandone i dati su nastri magnetici digitali. Purtroppo il formato di quei nastri divenne obsoleto pochi anni dopo, e i nastri iniziarono a deteriorarsi rapidamente.

Nel 1996 erano rimaste al mondo due sole macchine in grado di leggere quei dati digitali. Gran parte dei dati fu recuperata dai nastri e convertita a un formato piu' moderno, ma per ricostruire il censimento nella sua interezza fu necessario attingere agli archivi dei dati grezzi. Che erano perfettamente leggibili in quanto conservati con una tecnologia analogica degli anni Venti: il microfilm.(iv) Umiliante.

Tecnologie a confronto


Insomma, i media tradizionali hanno ampiamente dimostrato di durare nel tempo per diversi secoli e anche millenni; i media moderni, per contro, hanno gia' ampiamente dimostrato di non reggere piu' di qualche decennio.


Durata dei media a confronto

-Testo su pietra: 20.000 (stimati); 4000 anni (verificati)(v)

-Testo su papiro: 10.000 (stimati); 2300 (verificati)(vi)

-Testo su pergamena: 5.000 (stimati) 1300 anni (verificati)

-Pellicola fotografica: 500 anni (stimati)vii; 170 (verificati)

-Disco analogico: 1000 (stimati); 130 (verificati)

-Dischetti e nastri magnetici: da 10 a 30 anni (stimati e verificati)

-CD: 100 (stimati); 20 (verificati, con riserva)

Gia' qui si nota la magra figura fatta dai media tecnologici. Sembra esserci una correlazione fra la sofisticazione informatica di un supporto e la sua deteriorabilita': piu' e' alta la sofisticazione, meno dura il supporto, persino nelle stime. E lo stesso vale per i dispositivi atti a leggere questi supporti. E' inutile avere ancora il supporto se non esiste piu' la macchina per leggerlo.

Gli amanuensi possono sembrarci tanto primitivi, ma alla lunga hanno ragione loro e gli irresponsabili siamo noi. Verremo sconfitti dalla nostra superiorita' tecnologica. Gran parte dell'attuale contenuto multimediale delle nostre biblioteche (quelle pubbliche come quelle domestiche di ognuno di noi) sara' inutilizzabile nel giro di qualche decennio.

La categoria piu' importante e piu' inquietante, in questo breve elenco, e' costituita dai nastri magnetici. Rivela infatti che e' a rischio, fra gli altri, un enorme tesoro culturale: quello costituito dagli archivi di tutte le stazioni radio e televisive del mondo.

Le testimonianze audiovisive registrate dai grandi e meno grandi della nostra epoca non ci sarebbero piu' fra trent'anni, se non si provvedesse rapidamente alla loro conversione. Una conversione dai costi enormi e non sempre sostenibili: soltanto la RAI, per esempio, deve gestire la conservazione e conversione di circa 600.000 ore di video e 400.000 ore di audio.

Molte emittenti commerciali in vari paesi del mondo hanno semplicemente rinunciato all'impresa per motivi di costo, e quindi il loro patrimonio culturale verra' perso per sempre. E' ironico pensare che quel patrimonio sarebbe piu' al sicuro se fosse stato registrato sulla cara vecchia pellicola cinematografica: una tecnologia analogica che risale a un secolo fa ed e' tuttora leggibile.(viii) Lo stesso discorso vale per i nostri video domestici. Corriamo il rischio di non poter mostrare ai nostri figli i video di quand'erano piccoli. Un superotto, invece, resiste allegramente cinquant'anni.

La situazione, insomma, e' riassunta bene da quest'immagine. Il medium di pietra, la Stele di Rosetta al centro, ha gia' superato di oltre cento volte la durata di tutti gli altri media tecnologici che la circondano.


L'illusione del CD


Lasciando da parte un momento i problemi dei grandi depositari della cultura come biblioteche e archivi televisivi, vorrei tornare a considerare il rischio tecnologico per la nostra cultura familiare gia' accennato.

A distanza di decenni, possiamo ancora ascoltare i dischi della nostra gioventu' e quelli dei nostri padri e nonni. I giradischi, persino quelli a 78 giri, sono tuttora in vendita e comunque si basano su una tecnologia talmente elementare che e' intrinsecamente piu' durevole e comunque facile da ricostruire (resistenze e condensatori si assemblano, i chip richiedono una filiera di produzione immensamente piu' complessa): l'importante e' che il supporto, il disco insomma, non si deteriori col tempo, cosa che il vinile ha ampiamente dimostrato di fare.

Ma possiamo invece garantire che i CD o i DVD saranno ancora ascoltabili fra diciamo sessant'anni, ammesso che sia possibile trovare un dispositivo che li legga? No, perche' le previsioni rosee di un secolo di vita si applicano ai dischi digitali preregistrati di alta qualita', conservati in condizioni ottimali. E' sufficiente l'esposizione alla luce, o a un'atmosfera inquinata come quella di molte nostre citta', per far crollare quelle previsioni.(ix) Un test recente ha mostrato che molti dei CD vergini che acquistiamo hanno una durata di meno di due anni.(x)

Quindi non potrete certo lasciare in eredita' ai vostri figli i CD che vi siete masterizzati o che avete comprato -- come dire -- disinvoltamente all'angolo della strada. Anzi, molto presto dovrete probabilmente ricomprarli o ricrearli da capo. E intanto il caro vecchio long playing resistera' nel tempo. Meraviglie della modernita'.

Il supporto immateriale: Internet


Anche le pagine Web, che sembrerebbero immuni al deterioramento, in realta' sono effimere. Le pagine di Internet sono paradossalmente uno dei peggiori modi per conservare la nostra cultura, che sta diventando sempre piu' Web-centrica.


Non e' soltanto una questione di standard di visualizzazione o di formati di file che cambiano frequentemente: le pagine della Rete vengono cancellate, aggiornate, spostate in continuazione, per cui i link che collegano un documento a un altro diventano obsoleti in pochissimo tempo, togliendo ogni possibilita' di contesto. E' come leggere un libro in cui le pagine sono finite fuori sequenza, sparpagliate.

Come sintetizza Brewster Kahle, bibliotecario digitale all'Internet Archive di San Francisco, "la vita media di una pagina Web oggigiorno e' di 100 giorni. Non si puo' gestire cosi' una cultura."

Secondo la rivista Science, la bibliografia dei testi scientifici, che fa sempre piu' spesso riferimento a documenti online, e' devastata. Tre mesi dopo la pubblicazione, gli articoli di riviste di primaria importanza hanno gia' il 3.8% di rimandi al nulla. Dopo 15 mesi, un link su dieci e' obsoleto.(xi) Nel settore informatico, e' normale che il 40-50% dei riferimenti usati dalle riviste non sia piu' valido dopo soli quattro anni.

Il problema non e' limitato al settore tecnologico. Sempre piu' spesso, i governi pubblicano soltanto online la propria documentazione. L'esempio piu' forte e' il dossier sulle armi irachene redatto dal governo inglese, che ha suscitato grandi imbarazzi perche' copiato da un lavoro di un giovane ricercatore statunitense di dieci anni prima. E' stato pubblicato solo sul Web, e poi ritirato e sostituito. Dove lo andranno a cercare gli storici del futuro? E soprattutto, quale versione troveranno?(xii) Lo stesso problema si pone per i certificati digitali e per tutta la digitalizzazione della burocrazia. I certificati digitali generati oggi saranno leggibili nel 2050? E nel 2200? Carta canta, ma il bit rischia di steccare.

Secondo problema: i formati proprietari


Siamo abituati a pensare che un file sia un documento a tutti gli effetti. In realta' non e' cosi': un file e' semplicemente la descrizione di un documento.

Per ricreare il documento a partire dalla sua descrizione digitale, occorre che il file venga letto dal programma che l'ha creato o da un suo equivalente.

Il programma, a sua volta, presuppone la disponibilita' di un sistema operativo compatibile, e il sistema operativo presuppone la disponibilita' dell'hardware compatibile. Solo quando tutti questi elementi si incontrano diventa possibile fruire del documento elettronico.

Questo pone un altro ostacolo alla trasmissione della nostra cultura ai posteri. Se scrivete un documento con Word, per esempio, come faranno i vostri discendenti a leggerlo fra cinquant'anni? E' noto che qualsiasi software mantiene la compatibilita' all'indietro (ossia e' in grado di leggere documenti scritti da vecchie versioni) solo per qualche anno.

[Mostro un mio CD]

Questo CD (dizionario Zanichelli) e' del 1998, e gia' ora non e' piu' utilizzabile, non perche' si e' deteriorato, ma perche' il suo programma di consultazione funziona soltanto con Windows 98 e il suo formato e' segreto. (1)

E' inutile avere un bit eterno se poi il software necessario per leggerlo non esiste piu' e non e' ricreabile perche' segreto o soggetto a restrizioni di copyright.


(1 Correzione: a inizio 2004 fui contattato dalla Zanichelli, che mi segnalo' che era stata distribuita sul sito della casa editrice una patch che consentiva di leggere il dizionario con Windows XP. Vi sono tuttavia molti altri casi di dizionari o enciclopedie su CD-ROM che non sono piu' consultabili con i nuovi sistemi operativi.)

Per analogia, non e' ragionevole aspettarsi che Windows versione 2050 sia in grado di eseguire i programmi di oggi e quindi leggere, per esempio, un file Word di cinquant'anni prima.

Certo nel 2050 si potrebbe scrivere un nuovo programma compatibile con l'hardware e il sistema operativo del momento: ma per fare questo occorre che le specifiche tecniche del formato del documento siano note e liberamente utilizzabili, in modo da poterle implementare nel nuovo ambiente informatico.

Purtroppo la maggior parte dei documenti oggi in circolazione usa formati cosiddetti "proprietari", le cui specifiche non sono pubbliche o sono soggette a forti restrizioni d'uso. Di conseguenza, qualsiasi documento scritto oggi in un formato che non sia pubblicamente documentato corre un altissimo rischio di diventare permanentemente illeggibile, anche se il suo supporto fisico viene aggiornato costantemente.

E' da questa constatazione che nasce l'attuale spinta verso i formati cosiddetti "aperti", che non siano ostaggio di un singolo produttore di software, che fracinquant'anni potrebbe anche non esistere piu'.

Terzo problema: le protezioni anticopia


Come se non bastassero il deterioramento dei supporti, la rapida obsolescenza della tecnologia necessaria per leggerli e l'ostacolo dei formati proprietari, in tempi recenti sono esplose le protezioni anticopia sui media: videocassette, libri elettronici, musica su CD, film su DVD, videogame.

Sempre piu' spesso, la fruibilita' di un libro, di un disco o di un film e' soggetta a restrizioni imposte con l'intento futile di scoraggiare la pirateria. Gli e-book si sono dimostrati un fiasco clamoroso perche' realizzati con restrizioni anticopia che impediscono di usarli, appunto, con la stessa flessibilita' di un libro normale: non possono essere prestati, richiedono hardware costoso e incompatibile, e quindi di certo non sono tramandabili.

Lo stesso vale per la musica online offerta dai canali regolari delle case discografiche, come iTunes: e' soggetta al Digital Rights Management, che la vincola a un unico utente e a un unico dispositivo di lettura. E' l'equivalente di vendere i vecchi dischi a 45 giri con un lucchetto che li lega a un unico giradischi: se si rompe quello, non suonano piu'.

Sono gia' stati commercializzati CD che contengono musica "a tempo", ossia fruibile solo fino a una certa data. Alcuni dischi vengono protetti introducendo difetti intenzionali nel supporto: difetti che vengono compensati dai lettori, ma riducono ulteriormente la durata gia' modesta del supporto.

I film su DVD sono cifrati e protetti da codici regionali che impediscono -- almeno in teoria -- di vederli al di fuori del territorio scelto dal detentore dei diritti. Le videocassette non sono riversabili a supporti piu' recenti perche' protette da sistemi come Macrovision.

Addirittura ci sono console per videogiochi -- e mi sembra di poter dire che i giochi elettronici sono ormai parte integrante della cultura -- il cui funzionamento e' interamente cifrato.

Anche la futura televisione ad alta definizione sara' controllata da restrizioni tecniche: il cosiddetto Broadcast Flag permettera' al proprietario del programma trasmesso di decidere se consentire o meno allo spettatore di registrare quello che sta vedendo.(xiii)

Chiaramente tutto questo non aiuta a garantire la disponibilita' di questi prodotti culturali per i posteri. Cosa succede se chi ha le chiavi per sbloccare i sistemi anticopia le perde (tutto puo' succedere in mille anni) o rifiuta di consegnarle? Come vi sentireste se per esempio Dante avesse protetto i propri capolavori in questo modo e ora sapessimo che esiste una "Divina Commedia", di cui tutti i contemporanei parlano con entusiasmo, ma che ora non possiamo piu' leggere?

E' possibile che in futuro la tecnologia progredisca tanto da poter scavalcare queste protezioni per forza bruta (molte lo sono gia'). Sarebbe quindi tecnicamente possibile "liberare" questi media dalle loro catene digitali e permettere agli storici del futuro di vedere e sentire cosa ci faceva ridere, piangere ed emozionare. Ma a questo punto entra in scena la legge, che blocca ogni tentativo tecnologico.

Leggi


Infatti scavalcare le protezioni anticopia e' illegale, anche quando lo si fa per garantire la conservazione dell'oggetto regolarmente acquistato o per lasciarlo in eredita' ai propri discendenti.

Siamo abituati a tramandare ai nostri figli le nostre foto, i nostri libri,le nostre canzoni, i nostri film preferiti. Ma la nostra generazione lo puo' fare sempre meno. Non perche' non sia possibile tecnicamente, anzi, ma perche' la legge lo vieta sempre piu' severamente.

Fra l'indifferenza generale, negli ultimi anni siamo infatti entrati in un'era di castigo senza delitto per quanto riguarda il copyright:

-Abbiamo una tassa "antipirateria" sui CD vergini, che paghiamo anche quando non stiamo copiando la musica di nessuno. E' come se si fosse deciso che siccome non riusciamo a prendere i criminali, facciamo fare cinque anni di galera a tutti.

-Abbiamo una direttiva comunitaria sul copyright, la EUCD, che ora vieta di copiare i propri dischi anche per uso personale, per esempio per proteggere l'investimento fatto con l'originale o per caricarlo in un lettore MP3 o suonarlo tramite il computer.(xiv)

-La stessa direttiva vieta qualsiasi tentativo, anche il piu' banale, di aggirare i sistemi anticopia, per qualsiasi motivo, anche per uso personale.

-E' illegale vedere un DVD pagato regolarmente ma acquistato al di fuori della zona alla quale appartiene il proprio paese: per esempio, un DVD comperato negli Stati Uniti non e' legalmente fruibile in Italia.

-E' illegale riprogrammare il proprio lettore DVD in modo che possa scavalcare le pubblicita' messe da alcune case cinematografiche all'inizio del disco.

Si potrebbe obiettare che esiste un modo legittimo per passare il testimone ai propri discendenti: comperare il prodotto nel formato in cui e' proposto di volta in volta. Noi l'abbiamo comperato in videocassetta? I nostri figli lo compreranno in DVD. E i loro figli in super DVD, e cosi' via. Oppure aspettiamo che scadano i diritti e l'opera diventi libera.

Questo e' un atteggiamento miope. Innanzi tutto, non tutto l'archivio musicale e cinematografico viene ripubblicato ad ogni cambio di formato. Alcuni dischi e film diventano semplicemente irreperibili, e se il detentore dei diritti non vuole distribuirli, non c'e' modo di costringerlo.In secondo luogo, e' risaputo che le case cinematografiche "ritoccano" gli aspetti divenuti scomodi delle loro opere. Chiamiamola pure col suo nome: censura.

-Knickknack (1989) e' stato ripescato e viene ripresentato in questi giorni in apertura di Alla ricerca di Nemo, il nuovo film di animazione digitale della Disney/Pixar. Con una differenza: la bellezza al bagno concupita dall'omino di neve ha subito una drastica riduzione delle proprie misure di petto ultrapneumatiche. L'effetto comico caricaturale e' scomparso, sostituito da forme da lolita che fanno sospettare tendenze un po' pedofile nel candido
pupazzetto di neve.

-In molte scene di E.T., i fucili sono stati sostituiti da microfoni.

-Persino Fantasia (1940) e' stato sottoposto a pulizia in perfetto stile orwelliano perche' conteneva un'immagine politically incorrect: una "centauretta" di colore che assiste servilmente un'altra centauretta dalla pelle bianca mentre si fa bella.

-Vi ricordate Saludos Amigos, altro celebre cartone Disney? I personaggi che fumavano ora non fumano piu'.

-I cartoni animati di Tom e Jerry vengono ripuliti in modo da non mostrare piu' individui troppo riconoscibili come appartenenti a uno specifico gruppo etnico o religioso.

-Persino il primo cartone animato di Topolino, Steamboat Willie, ora circola tagliato: nell'originale prendeva un gatto per la coda e lo faceva roteare, ora non piu'. Bisogna essere politically correct.E' insomma facile, per Hollywood, sfruttare la legge per alterare la nostra memoria del passato.

Anche la strada della scadenza dei diritti e' impraticabile.

Negli Stati Uniti, la durata del copyright e' stata portata dagli iniziali 28 anni a 95 e, in alcuni casi, anche a 120 anni dalla prima pubblicazione.(xv) (xvi) Per esempio, Tanti auguri a te, pubblicato nel 1935, e' sotto copyright fino al 2030, e frutta ancora adesso alla Time Warner circa 2 milioni di dollari l'anno.(xvii) Un film distribuito quest'anno puo' restare sotto copyright fino al 2123. Attendere la scadenza dei diritti e' quindi impensabile.

Per come stanno le cose adesso -- sottolineo adesso -- un gruppo di magnati dei media ha le risorse non solo tecniche ma anche legali per decidere di che cosa possiamo conservare una copia e di cosa no. Vogliamo davvero che qualcuno possa dettarci cosa possiamo fare con il nostro videoregistratore? Come possiamo mantenere e tramandare le nostre memorie, le nostre esperienze, se non possiamo conservarle? Non e' anche questa una forma subdola di totalitarismo?


Eccoci dunque alla conclusione del paradosso iniziale. La tecnologia e le leggi che dovevano liberare la cultura e tutelare chi la crea e tramanda sono oggi davvero avversarie di questa liberta' e di questa tutela. Siamo di fronte all'assurdo che l'unico modo per poter tramandare intatta ai nostri eredi la cultura del 21° secolo e' violare la legge, per esempio acquistando una copia pirata (che non ha protezioni anticopia o tagli di censura a posteriori) o realizzandola in proprio.

Ironicamente, i fuorilegge diventano insomma i nuovi conservatori della cultura. Il parallelo con Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e' inquietante.

Francamente, non so come si possa uscire da tutto questo pasticcio legal-tecnologico. Non ho soluzioni complete pronte da proporre, e di certo non raccomando un ritorno alle tavole di pietra incisa o alla pergamena, anche se c'e' chi, nella comunita' scientifica, ha gia' adottato soluzioni analoghe per progetti che per loro natura devono essere a lunghissimo termine.

Faccio solo un esempio: la cartografia stellare ad alta precisione del progetto Hipparcos dell'ESA. In sintesi, questo progetto misura la lentissima variazione della posizione delle stelle e si basa su misurazioni da compiere nell'arco di decenni e poi secoli e addirittura millenni per ottenere risposte sempre piu' precise. Ebbene, per garantire di conservare i propri dati per secoli, Hipparcos ricorre sia a tecnologie digitali, sia alla stampa di tutti i dati su carta non acida con inchiostri di lunga durata.(xviii)

Dicevo, di soluzioni preconfezionate io non ne posso offrire. Ci sono organizzazioni come la Long Now Foundation , il cui scopo e' trovare tecnologie che consentano di tramandare la cultura odierna per 10.000 anni e oltre -- una sfida impressionante, a cui rispondono con opere come il Rosetta Disk : un disco di nichel (ed e' sorprendente che proprio di "libri con pagine di nichel" parli il brano futurista citato da un altro relatore) microinciso con tecniche analogiche e leggibile con qualsiasi microscopio.Di certo pero' questa rapida esplorazione del problema rivela alcune strade da seguire:

-Occorre prendere coscienza della vita brevissima degli attuali supporti, non solo a livello istituzionale ma anche a livello personale (per la tutela dei nostri archivi di famiglia), e della conseguente necessita' di pianificare la migrazione dei loro dati a supporti piu' durevoli o costantemente rinnovati;

-Occorre facilitare quest'opera di conservazione, mediante l'adozione di formati aperti e pubblicamente documentati che non comportino la dipendenza da un unico fornitore (che fra cent'anni potrebbe non esistere piu');

-Occorre una drastica revisione delle leggi sul copyright, attualmente troppo sbilanciate a favore del detentore dei diritti e punitive nei confronti del fruitore, cioe' noi;

-Occorre abbandonare i sistemi anticopia, perche' hanno dimostrato di non fare nulla contro la pirateria e di costituire invece una minaccia per la legittima trasmissione della nostra cultura.

Il primo passo da compiere e' creare la consapevolezza di questi problemi finora trascurati. Io spero di averla stimolata in voi.

Ora sta a voi crearla negli altri, prima di lasciare ai nostri nipoti una catasta inutile di bit illeggibili al posto della nostra memoria storica. Pensateci, e se il vostro lavoro vi consente di fare qualcosa di concreto in proposito -- e so che per molti di voi e' cosi' -- fatelo. E fatelo subito. Grazie.


Aggiornamenti

-Il mito del CD che dura 100 anni: test di durata dei CD e DVD.
http://www.rense.com/general52/themythofthe100year.htm

-Consigli per la scelta dei CD registrabili e per la loro conservazione:
http://www.cix.co.uk/~davedorn/computing/storage/cdrlifespan.htm

-Test scientifici sulla durata dei CD: http://www.mscience.com/longev.html

-Documento sulla longevita' dei CD pubblicato dalla Biblioteca del Congresso
USA: http://www.loc.gov/preserv/study%20of%20CD%20longevity.pdf

 


i http://www.pro.gov.uk/virtualmuseum/millennium/domesday/book/default.htm

ii http://www.atsf.co.uk/dottext/domesday.html, http://www.si.umich.edu/CAMILEON/domesday/domesday.html

iii http://www.si.umich.edu/CAMILEON/domesday/rescue.html

iv "An early example of an electronic records problem is the 1960 Census administrative records. The format of computer tapes used for census returns in 1960 became obsolete a few years later. There are now only two machines in the world that can read these tapes." Whitepaper: Government information in the electronic environment ad hoc committee on the internet, Government documents roundtable (GODORT), American Library Association, January 1996(http://sunsite.berkeley.edu/GODORT/whiteiv.html) and Taking a Byte out of History: the Archival Preservation of Federal Computer Records. House Report No.101-978, 101st Cong., 2nd Sess.,Washington, D.C.: GPO, 1990. v. anche Ensuring the Longevity of Digital Information, Jeff Rothenberg, RAND, http://www.clir.org/pubs/archives/ensuring.pdf.

v http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/middle_east/521235.stm: "US scientists believe they have found the earliest surviving alphabet in ancient Egyptian limestone inscriptions.

The letters in a Semitic language, carved in stone cliffs west of the Nile, were found by Yale University Egyptologist, Dr John Darnell. He says they are nearly 4,000 years old, dating from around 1800 to 1900 BC. Dr Darnell and his wife Deborah first found the letters in 1993, carved into soft limestone cliffs in a valley called Wadi el-Hol, beside an ancient road that linked Thebes and Abydos, west of present-day Luxor."

vi Guinness Book of Records 1979, p. 94: "The Samarian papyri, written in Aramaic, found 8.5 miles north of Jericho are dated 375-335 BC".

vii Creating permanent and Durable Information, Physical Media and Storage Standards, Steven Puglia, National Archives and Records Administration, http://crm.cr.nps.gov/archive/22-2/22-02-10.pdf. "Accelerated aging studies indicate that digital optical media will last between 30 and 200 years... However, the system obsolescence of digital data may be only 5 to 10 years (often less) and is the critical factor in migrating data to new technologies or systems.... A large market is emerging for computer output microfilm for all companies that were early adopters of optical disk storage. These companies are finding the cost of maintenance and migration of optical digital storage prohibitive.

viii 1928 George Eastman demonstrates first color movie.

ix http://palimpsest.stanford.edu/byform/mailing-lists/amia-l/2000/03/msg00126.html: "During the Joint Technical Symposium (JTS2000) in Paris, France a few months ago, results of scientific research were shared that indicate that potentially many CD-R media are not adequately protected by their so-called protective lacquer coatings, causing premature oxidation and the disappearance of the reflective layer in large parts of the CD-R media tested. The primary researcher was Leon-Bavi Vilmont at the Centre National de la Recherche Scientifique (National Center of Scientific Research) in Paris, France.

His presentation was entitled "The effect of atmospheric pollutants SO2 and NO2 on CD-ROM and CD-R". [...] the tests were done at 23 degrees C and at 50% relative humidity, which are conditions that match the human comfort zone. The discs were exposed to SO2/NO2 (sulfur dioxide/nitrogen dioxide) at levels of 20/40 ppm and 10/20 ppm. Test results showed that the edges of the reflective layer are attacked first. Aluminum is very sensitive. (We should note that it is also used in DVD 5 (60 nm); DVD 10 (60 nm) on the A side and the B-side). Types of CD-R discs that were tested were: CD-R -1 Phtalocyanine (gold au); CD-R-2 Cyanine (gold au); CD-R -3 AZO (silver ag); CD-R-4 ? (gold au); CD-R-5 ? (silver ag). Question marks denote that the researchers could not determine the material used. The researchers measured BLER, the discs affected turned transparent. Interestingly, some inks and varnishes actually protected the reflective layers visibly, which demonstrates the minimal protection provided by the standard lacquer coating which is on the label side of the discs. After only 25 weeks of exposure there was a significant elevation of BLER to an average of 650 in CD-R 1, with an average BLER of 40 in only 12 weeks, and the data written on it was impossible to read. For CD-R-3 it was also impossible to read data back after 25 weeks, it had an average BLER of 10 after 12 weeks. Only CD-R 4 ? and gold, was unaffected and remained readable. CD-R -2 had an average BLER of 2 and was readable. The duration of the tests was only 25 weeks maximum. This indicates that the ability of reflective materials used to resist oxidation is important but is useless if the protective coating is flawed. Although some researchers like to think that we are dealing with pinholes in the protective coating or the reflective layer, the samples exhibited did not support that assumption. Large areas were affected, turning the disc transparent from the outer edges inward. It also demonstrates that the so-called protective coatings even when UV dried continue to be worthless, and certainly do not provide a hermetic seal as is claimed. [...] If such relatively short exposures to air pollutants caused severe damage in half the discs sampled, we may conclude that the so-called protective layer is insufficient and results in very short archival life expectancy for any content recorded on CD-R and DVD-R media."

x http://www.cdfreaks.com/news/7751: "The Dutch PC-Active magazine has done an extensive CD-R quality test. For the test the magazine has taken a look at the readability of discs, thirty different CD-R brands, that were recorded twenty months ago. The results were quite shocking as a lot of the discs simply couldn't be read anymore: Roughly translated from Dutch: The tests showed that a number of CD-Rs had become completely unreadable while others could only be read back partially. Data that was recorded 20 months ago had become unreadable. These included discs of well known and lesser known manufacturers. It is presumed that CD-Rs are good for at least 10 years.

Some manufacturers even claim that their CD-Rs will last up to a century. From our tests it's concluded however that there is a lot of junk on the market. We came across CD-Rs that should never have been released to the market. It's completely unacceptable that CD-Rs become unusable in less than two years." (PC-Active september 2003, http://www.pc-active.nl/toonArtikel.asp?artikelID=508)

xi Dopo 27 mesi, si arriva al 13%.

xii http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/c/a/2003/11/30/MNGBD3BLD61.DTL: "In research described in the journal Science last month, the team looked at footnotes from scientific articles in three major journals -- the New England Journal of Medicine, Science and Nature -- at three months, 15 months and 27 months after publication.
The prevalence of inactive Internet references grew during those intervals from 3.8 percent to 10 percent to 13 percent. In one recent study, one-fifth of the Internet addresses used in a Web-based high school science curriculum disappeared over 12 months. Another study, published in January, found that 40 percent to 50 percent of the URLs referenced in articles in two computing journals were inaccessible within four years. of the 2,483 British government Web sites, for example, 25 percent change their URL each year, said David Worlock of Electronic Publishing Services Ltd. in London. That matters in part because some documents exist only as Web
pages -- for example, the British government's dossier on Iraqi weapons. 'It only appeared on the Web,' Worlock said. 'There is no definitive reference where future historians might find it.'"

xiii http://www.wired.com/news/digiwood/0,1412,53835,00.html: "The current fight centers on the "broadcast flag," an application embedded in a digital television signal. When television broadcasts all go digital, movies and television shows will come pre-packaged with meta-tags that allow devices like Tivos and PCs to parse, reshape and share files with relative ease. The broadcast flag would trigger technological roadblocks, preventing digital files from leaving the home."

xiv http://news.bbc.co.uk/1/hi/technology/3256945.stm: "For this month, the European copyright directive has come into force in the UK. This puts in place legal protection for companies that try to protect copyrighted products with what is known as a digital rights management (DRM) system - examples include putting errors in music CDs so computer drives can't play them, or locking software until the customer registers online to prove they have permission to use it. The UK's version of the directive is called the Copyright and Related Rights Regulations 2003, and it is being implemented 10 months late.Controversy over the scope of the directive has delayed its implementation in many other European nations, and nine member states have yet to introduce their own versions. The new copyright laws also mean that many of the things we are used to doing, such as playing a music CD on a computer drive or copying tracks to an MP3 player, now fall into a legal grey area. Before the directive was passed, circumventing the copy-protection device - which could be as simple a matter as putting a black pen mark around the edge of the disk - was tolerated. But now that is a breach of the law, even though you otherwise have the right to listen to that CD. Some have pointed out that fast-forwarding through the ads at the start of a DVD now contravenes the law. And using a file-sharing service is an infringement, although one that, as yet, is likely to go unpunished."

xv "If it is a work-for-hire produced by a corporation, the term is 95 years from publication or 120 years from creation, whichever is shortest. The 120 years would apply to works that had not been published."

xvi http://www.bitlaw.com/copyright/duration.html

xvii Happy Birthday to you, by Mildred and Patty Hill, pubblicato nel 1935 e sotto copyright fino al 2030. http://www.snopes.com/music/songs/birthday.htm: "The Chicago-based music publisher Clayton F. Summy Company, working with Jessica Hill, published and copyrighted 'Happy Birthday' in 1935. Under the laws in effect at the time, the Hills' copyright would have expired after one 28-year term and a renewal of similar length, falling into public domain by 1991. However, the Copyright Act of 1976 extended the term of copyright protection to 75 years from date of publication, and the Copyright Term Extension Act of 1998 added another 20 years, so under current law the copyright protection of 'Happy Birthday' will remain intact until at least 2030. Who does own the publishing rights to 'Happy Birthday to You'? They were acquired by a New York accountant named John F. Sengstack when he bought the Clayton F. Summy Company in the 1930s; Sengstack eventually relocated the company to New Jersey and renamed it Birch Tree Ltd. in the 1970s. Warner Chappell (a Warner Communications division), the largest music publisher in the world, purchased Birch Tree Ltd. in late 1998 for a reported sale price of $25 million; the company then became Summy-Birchard Music, now a part of the giant AOL Time Warner media conglomerate. According to David Sengstack, president of Summy-Birchard, 'Happy Birthday to You' brings in about $2 million in royalties annually, with the proceeds split between Summy-Birchard and the Hill Foundation. (Both Hill sisters died unmarried and childless, so the Hill Foundation's share of the royalties have presumably been going to charity or to nephew Archibald Hill ever since Patty Hill passed away in 1946.)"

xviii This was the approach that the Hipparcos Project http://astro.estec.esa.nl/Hipparcos/hipparcos.html, a satellite mission to measure the positions and motions of stars to unprecedented accuracy, chose for their long term archive. As well as electronic storage, they published a paper catalog in books using acid free paper, long duration inks, and a font specially designed to make OCR easy, and then made sure that lots of different libraries, scattered over the world, had copies. (http://www.cosmobrain.com/bookstore/atlas.html).