Disegnando cattedrali di parole Intervista a E.M'N'S di Patrizia Spinelli
In questi giorni, con l'uscita del suo ultimo LP e la presenza costante dei video "Without me" e "Cleaning out my closed" sulle MTV italiane ed estere e il feroce, acuto cartone animato "White America" in internet, Eminem è ricomparso in volo, alto nel cielo, e l'ombra rapace delle sue grandi ali da angelo vendicatore hanno nuovamente oscurato le giornate assolate dei censori benpensanti. Meno male, se ne sentiva veramente la mancanza! Ammetto con franchezza di apprezzare moltissimo il rapper di Detroit e non importa il polverone che solleva ogni volta che apre la sua capricciosa bocca: in questa epoca ormai governata dal potere anestetizzante dei media, dove la latitanza dell'intelligenza viene alimentata per favorire la lobotomizzazione graduale dell'intero genere umano, il divampare di un incendio improvviso e inarrestabile può rivelarsi imprevedibilmente costruttivo. Eminem si può odiare o amare ma non lo si può ignorare, al contrario delle masse silenziose che giacciono ai piedi delle muraglie edificate da chi detiene il potere. Non voglio apparire demagogica ma questo è quanto. Ed in un panorama desolante fatto di labirinti perversi, dove noi, il popolo, siamo topi da esperimento alla ricerca disperata del nostro pezzo di formaggio, rispondere al richiamo del pifferaio magico può rappresentare il primo passo verso il rifiuto della rassegnazione e la riconquista della speranza. Ho conosciuto molte persone che hanno subito l'influenza di Eminem e indipendentemente dalla elaborazione che hanno fatto delle sue canzoni, queste hanno in qualche modo scosso qualcosa nel loro profondo. A me è accaduto per vie traverse, in maniera totalmente imprevista. Mi trovavo a Milano per una coincidenza saltata con un volo di linea che avrebbe dovuto portarmi a Los Angeles: avendo una giornata disponibile e non avendo pianificato nulla, recuperai all'ultimo momento un vecchio amico che non vedevo da quando avevo lasciato la città per ritornare nella mia amata Toscana. Lui era invitato all'inaugurazione di una mostra di giovani artisti esordienti e così lo accompagnai. La galleria era minuscola, male illuminata e priva di una qualsiasi speranza di attirare un grande pubblico, ed in effetti i visitatori erano poche decine e avevano stampata in faccia l'espressione sgomenta di chi si rende conto di aver sbagliato indirizzo quando ormai è troppo tardi per andarsene senza sembrare maleducati. Eppure, nonostante il luogo, nonostante il caldo appiccicoso ed i miasmi che il naviglio riversava nell'angusta saletta, qualcosa sembrò splendere su una parete, e catturò la mia attenzione. Mi avvicinai e scoprii sei piccoli poster, tipo 50 per 40, affissi uno a fianco all'altro. Accanto ad ognuno dei fogli c'era una pagina più piccola, senza alcuna indicazione sull'autore né commento sul dipinto: era stampato solo il testo di sei diverse canzoni di Eminem con la traduzione in italiano. Mi resi allora conto che i sei dipinti rappresentavano una diversa, personalissima interpretazione di quegli stessi testi, dove le parole sfumavano e scomparivano all'interno di sagome e forme non immediatamente riconoscibile e che solo dopo qualche attimo di riflessione, svelavano all'osservatore l'identità del soggetto ritratto, che era solo e sempre Eminem stesso, talvolta presente in forma chiaramente identificabile, altre attraverso un elaborato simbolismo immaginifico. Capita talvolta che io scriva per piccole riviste alternative, come in questo caso, una piacevole distrazione dalle noiose composizioni letterarie di cui di solito mi occupo, e fin da quel pomeriggio a Milano decisi che avrei prima o poi intervistato l'autrice di quelle magnifiche tavole. Dovete però sapere che E.M.'N'S è una persona molto schiva, che non ama socializzare con estranei e probabilmente non avrebbe mai accettato di parlare con me, se il caso (o il destino, chissà) non avesse fatto sì che il mio amico fosse anche suo amico: questo ha reso possibile un incontro memorabile, avvenuto poi a mesi di distanza, in una piccolissima enoteca nascosta e buia, un pomeriggio piovoso di mezza estate dove io ed EMNS abbiamo parlato a lungo sorseggiando del meraviglioso Passito di Pantelleria mentre fuori si scatenava l'inferno. D - La prima cosa che devo chiederti è perché proprio Eminem? R - Eminem mi piace. Molto. Le ragioni sono tante, è intelligente, è divertente ed è l'impersonificazione di cio che dovrebbe significare il termine 'libertà di parola e di pensiero' glorificato nel Primo Emendamento, perché è facile professarsi democratici quando si pensa tutti allo stesso modo, il difficile è esserlo con chi la pensa in maniera diversa da te! Ho la fortuna di parlare inglese, ho vissuto per qualche anno a New York ed è un vero peccato che tanti di quelli che lo hanno criticato e lo criticano qui in Italia lo facciano più per "sentito dire" che per ragioni serie. Non so, a me personalmente Em diverte molto! Comunque trovo i suoi testi affascinanti... Non parlo delle liriche in se ma piuttosto della costruzione dei testi, sono come opere di ingegneria, delle cattedrali di rime surreali geometricamente al limite dell'equilibrio, dove tutto appare confuso e caotico e alla fine invece ti rendi conto che si tratta di un enorme mosaico che va letto nell'insieme per capirne il senso. Comunque da qualche tempo incontravo persone che mi criticavano per il fatto che, secondo loro, ero troppo vecchia per ascoltare Eminem... Insomma, io ho 37 anni e magari pecco di presunzione, ma proprio vecchia non mi sono mai sentita fino ad ora! E poi è un discorso senza senso, secondo me, esiste un'età limite per ascoltare il rap o qualsiasi altro genere di musica? Mah... Comunque ho cercato di spiegare a parole perché mi piacesse quello che lui faceva, un po' come ho fatto con te, ma, vedi, se non lo hai mai ascoltato o, figuriamoci, se uno non capisce neanche quello che lui dice, come si fa a fargli capire la bellezza della sua costruzione metrica o la difficoltà di creare qualcosa di così unico? Beh, comunque ho cominciato a fare una serie di immagini per comunicare visivamente a quelle persone la mia interpretazione della sua arte... Quello che ne è venuto fuori sono delle tavole dove i testi sono messi in evidenza o comunque sempre presenti perché è così che io identifico Eminem, non il personaggio o l'uomo in se ma quello che lui dice e, sopratutto, il modo in cui lo dice. D - Mi ha colpito la tua tecnica figurativa, come realizzi le tue opere? R - Si tratta di elaborazioni al computer poi stampate su carta comune. Mi piace l'effetto un po' "sciatto", da pagina di giornale sgualcita che viene fuori, perché la quantità di inchiostro che uso è superiore a quella che la carta può assorbire, così il foglio si deforma e si spiegazza. Non devi però farti trarre in inganno, sembrano cose semplici, ma il lavoro è in realtà lungo e le immagini utilizzate necessitano di moltissimi passaggi prima di diventare quello che alla fine si vede. D - Non credi che l'arte digitale possa in qualche modo risultare svalutata dal paragone con le classiche tecniche di pittura? Non credi che la facilità di riproduzione possa influire negativamente da un punto di vista commerciale? R - Due domande interessanti, e la risposta ad entrambi è, a mio parere, no. No al fatto che un'elaborazione al computer possa avere meno valore di una realizzata a mano: si tratta solo di tecniche diverse e comportano abilità diverse. Certo, è innegabile che attraverso la computer grafica il lavoro è più rapido e in qualche modo facilitato, ma, vedi, si tratta sempre e comunque di utilizzare la propria ispirazione per comunicare una emozione, una sensazione o un messaggio e se guardi l'arte attraverso quest'ottica allora non esistono limiti di materiali ne' di tecniche, esiste l'artista ed esiste l'osservatore e se si crea un contatto fra i due grazie a dei colori ad olio oppure all'inchiostro di una stampante, ecco che lo scopo è comunque raggiunto. Inoltre, e rispondo alla seconda parte della domanda, i miei poster sono effettivamente molto economici. Quando ho iniziato a lavorare con la computer grafica, molti anni fa, l'ho fatto principalmente perché non riuscivo più a pagarmi tele, pennelli e colori. Sono tutte cose estremamente costose. Con il tempo ho poi apprezzato il mezzo perché offre delle possibilità infinite per quanto riguarda l'elaborazione dell'immagine: ho maggiore controllo sul risultato finale perché posso modificare le singole parti che compongono l'illustrazione senza dover ripartire da capo ogni volta: il lavoro risulta velocizzato e quindi mi permette di dedicare più tempo all'immagine e meno al procedimento per ottenerla. Da un punto di vista di commercializzazione dell'immagine finita, questa tecnica sicuramente male si adatta ad un qualsiasi tipo di speculazione e trovo che questa sia una cosa molto apprezzabile. In pratica esiste un'immagine originale ma non è, come nel caso di un quadro, qualcosa di difficilmente riproducibile. Se prendiamo un'opera, ad esempio, di Van Gogh e desideriamo appenderla sul muro del nostro soggiorno, dovremo accontentarci di una stampa perché il quadro originale ha chiaramente un prezzo proibitivo per la maggior parte di noi. Ma quando si lavora con la computer grafica, allora ogni stampa prodotta dall'originale sarà un pezzo autentico, per non parlare di una copia digitale, che sarà l'esatta riproduzione fedele al 100%. Forse qualcuno penserà che il procedimento svaluta da un punto di vista economico il prodotto finale, perché in questo modo diventa alla portata di chiunque: io credo sia cinico ed iniquo parlare di svalutazione quando il risultato ottenibile è di avvicinare l'arte alla gente. Io vedo l'arte come qualcosa che può arricchire e migliorare la vita di tutti i giorni: attraverso l'elaborazione digitale, chiunque lo desideri può, per pochi dollari, possedere un originale. In questo modo l'artista diventa avvicinabile da tutti ed è così che dovrebbe essere, perché se è vero che l'arte ha la capacità di arricchire la vita di ognuno, allora trovo auspicabile che il maggior numero di persone possibile possa trarne beneficio. D - Come scegli le immagini e i testi? R - Ultimamente ascolto molto The Eminem Show ed è per questo che ho utilizzato alcuni dei testi del CD. In realtà all'inizio ho disegnato delle immagini partendo dalle pagine scritte fitte fitte di un notebook che si dice appartenesse ad Em dove lui scriveva abbozzi di testi e cose sue. Circolano in rete e a me piaceva l'idea di utilizzare la sua scrittura autografa. Poi però, ammettendo che quelle pagine fossero scannerizzazioni di originali, mi sembrava una mancanza di riguardo, un po' come rubare una pagina di un diario personale di qualcuno per usarla a proprio consumo. Insomma, una cosa è se Em la pubblica di propria volontà, un'altra e se la trovi in rete perché magari qualcuno ha rubato questo quaderno per fare uno scoop. Nel dubbio ho preferito prendere i testi in corsivo allegati al CD. Purtroppo si tratta di fonts e non di scrittura autografa ma comunque svolgono la loro funzione egregiamente. E poi, una volta scelto il testo, metto su la musica, lascio andare l'immaginazione e disegno il resto, elaborando foto o fotogrammi di video oppure a mano libera. D - Hai parlato di cattedrali di rime e ho visto una tua immagine che mi ha colpito molto, dove la scrittura compone in effetti l'immagine di una cattedrale...
R - Sì, e non si tratta di una cattedrale qualsiasi. Sono molto legata a quel poster perché esprime esattamente il concetto di cui parlavo prima. Quando pensavo a come rappresentare ciò che io percepisco ascoltando i brani di Eminem, continuavo ad avere nella mente questa immagine, una elaborata, appassionata, ispirata costruzione architettonica di liriche. Ho riflettuto a lungo su come raffigurare la sua mirabile tecnica di scrittura e alla fine mi sono resa conto che solo Notre-Dame de Paris poteva racchiudere quella particolare unicità di atmosfera, meraviglia e genialità che io riconosco ad Eminem, insieme a quella incredibile connotazione gotica che la rende al tempo stessa splendente e tenebrosa. Il paragone può sembrare azzardato, ma io vedo Eminem come una splendida cattedrale di parole e Slim Shady è il suo Gargoyle! D - Ah, capisco allora anche l'immagine proprio del Gargoyle!
R - Sì, esattamente. Quello è Slim Shady, dal mio punto di vista ovviamente, un diavoletto inquietante e scurrile, appollaiato in cima alla cattedrale che se la spassa portando scompiglio nella società americana... Ma alla fine si tratta di una statua, di un personaggio. Se guardi bene vedrai che la città ritratta in lontananza nel disegno non è Parigi, infatti, ma Detroit. D - C'è uno dei disegni che trovo curioso, diverso dagli altri, in un certo modo più ironico, quello di Rap Boy. R - Ah, sì! Ma quello era un mio divertimento personale! Un pomeriggio non riuscivo a concludere niente di buono, così ho pensato di fare una cosa solo per me. Allora ho preso un fotogramma del video "Without me", quello dove Em vestito da Robin saltella con il mantello e la calzamaglia rossa e verde, una scena spassosissima, ed ho cercato di dare al poster una connotazione fumettistica appropriata. Ed è venuto fuori "Le incredibili avventure di Rap Boy" ma non era pensato per venire visto da altri a parte me. Invece è piaciuto moltissimo e tutti gli amici hanno preteso una copia da appendere al muro!
D - Ci sono artisti a cui ti ispiri o che ti hanno in qualche modo influenzato? R - Io credo che oggi come oggi sia difficile non essere influenzati da chi ci ha preceduto... Voglio dire, di artisti innovativi veri ne esistono proprio pochi ormai, siamo comunque il sottoprodotto di una meravigliosa eredità del passato... Personalmente adoro René Magritte da quando l'ho scoperto a vent'anni. Ero a Venezia ed è stato un caso, una visita fuori programma alla villa Guggenheim: è stata una folgorazione. Ricordo di essere rimasta immobile per almeno un'ora davanti a "L' empire des lumières" praticamente in trance, una tela mostruosamente grande, o almeno io la ricordo così; non riuscivo più a staccarmene! Mi affascina Bosch, i suoi dipinti sono terrificanti, sia per atmosfera che per minuziosità nell'esecuzione, e poi i disegni di Leonardo ed i suoi incredibili progetti, e la luce nelle opere di Caravaggio ...Uh troppi ce ne sarebbero da citare! Ah, e Van Gogh: è stato emozionante poter leggere la pennellata spessa e grassa dei Girasoli in una mostra a Londra, tanti anni fa. Sono molto attratta dall'osservare la tecnica degli artisti, in verità ne sono ossessionata. Se vedo un quadro e mi colpisce, devo avvicinarmi per poter esaminare la pennellata e mi faccio mille ragionamenti sul perché e sul come, mi chiedo cosa provasse l'artista mentre tracciava ogni singolo tratto, visualizzo proprio la sua mano mentre stende il colore. Non mi basta ammirare un quadro, io devo cercare di capire il ragionamento che c'è dietro. Persino la vita dell'artista passa quasi in secondo piano, io cerco un contatto quasi empatico con la traccia che lui ha deciso di lasciare. Se potessi passerei le dita sulla tela, poter toccare le pennellate di un quadro Van Gogh, che sono rialzate perché usava tratti pesanti e spessi, gonfi di vernice, deve essere una sensazione indescrivibile. Ma non solo i grandi pittori mi influenzano, la musica è altrettanto importante ed evocativa, ovviamente, come la letteratura o il cinema. Tutto ciò che genera in me un'emozione è fonte di enorme arricchimento ed io elaboro questi input, li interiorizzo e cerco di esprimerli attraverso le mie cose.
D - Sono rimasta molto colpita anche da dei lavori precedenti che ho visto nel tuo portfolio (nda: il portfolio personale di EMNS è una specie di diario che lei conserva gelosamente e mostra solo raramente agli estranei; vi sono raccolti schizzi, disegni, scritti e immagini mai mostrati al pubblico). Ti va di parlare degli haiku? R - I componimenti chiamati haiku sono meravigliosi poemi evocativi giapponesi nati intorno al 1600. Mi piacciono molto, sono così perfetti nella loro composizione apparentemente semplice, nella loro essenzialità; devono generalmente sottostare almeno a due regole: la prima, grammaticale, è la loro metrica: devono essere composti da tre frasi, la prima e la terza di 5 sillabe e la seconda di sette.
La seconda regola riguarda il contenuto: devono esprimere alti o ampi concetti in poche, limitate parole. Ultimamente sto realizzando alcune immagini a doppia tavola liberamente tratte dagli haiku dei più importanti poeti dell'antichità, Basho Matsuo, sopratutto, ma anche Masaoka Shiki che ha scritto un haiku che trovo straordinario e che recita: "giorno di primavera: si perde lo sguardo, in un giardino largo tre piedi". Ecco, questa immagine è meravigliosa, se ci pensi, in uno spazio di soli tre versi la mente si perde in un intero universo di sensazioni visuali, esattamente come l'immaginazione può perdersi osservando un giardino largo solo tre piedi in un'assolata mattina di primavera... E' bellissimo.
D - In rete, fino a poco tempo fa, circolavano delle immagini di te che disegnavi su... un tavolo, è giusto? R - (ride) Sì sì, è vero! Ah, questa cosa è davvero buffa guarda! Allora, una sera ero a casa di amici: avevamo tutti un po' bevuto e fumato e c'erano molte persone che io non conoscevo, e quando mi sento a disagio io mi metto a disegnare, se posso. Non ho trovato un pezzo di carta decente e allora ho cominciato a disegnare su un tavolino da fumo, fra gli strepiti del padrone di casa che però era molto più fatto di me e quindi mi ha lasciato fare. Dopo un po' erano tutti lì intorno a guardare cosa combinavo e qualcuno doveva avere una telecamera, credo, perché alla fine sono apparse in rete queste immagini dove ci sono io che disegno... Non so bene che fine abbiano fatto, sia le immagini che il tavolo, ma ad ogni modo mi è stata inviata una copia di un paio di foto da un fan americano: ogni volta che le guardo mi domando cosa mi sia saltato in mente quella sera, non ricordo quasi niente della cosa e mi sembra di guardare un'altra me stessa, un'esperienza inquietante! (ride ancora) Però, di sicuro, quel drago è opera mia, nessuno sarebbe così folle da disegnare ghirigori per quattro ore filate, solo per "rompere il ghiaccio" con gente che non conosce! Patrizia Spinelli
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